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Letteratura

La poetica di Boccaccio

(Con breve confronto Boccaccio e Petrarca)

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LE OPERE DI BOCCACCIO

Nei suoi esordi Boccaccio sperimenta generi letterari disparati, alternando prosa e versi. Passa da argomenti classici (Troia e Tebe) a tematiche tipiche della letteratura cortese (amore e avventura), a volte mischiandoli nella stessa opera.


La tendenza a mescolare motivi, situazioni e stili caratterizza tutta la produzione di Boccaccio e nel periodo fiorentino tende ad arricchirsi di nuovi temi che si rifanno al genere allegorico-didattico di matrice toscana per andare incontro al gusto del pubblico borghese fiorentino, diverso da quello della corte napoletana in cui ha trascorso la sua giovinezza.


E’ una fase in cui nella produzione letteraria di Boccaccio gli elementi diversi che vi convivono sono spesso in contrasto tra loro:

  • l’elemento autobiografico e sentimentale;
  • la materia erudita;
  • l’utilizzo dei mezzi tecnici e dei modelli della tradizione letteraria classica e volgare.

Sintetizzando la produzione di Boccaccio si può dividere in due periodi:

  • il primo periodo decorre dagli esordi e termina con la maturità artistica dell’autore, di cui è frutto l’opera Decameron, che segna la nascita della narrativa moderna.  
  • il secondo periodo va dall’anno in cui Boccaccio inizia la composizione del Corbaccio sino all’anno della sua morte.

L’opera Corbaccio è l’ultima occasione in cui Boccaccio esprime ancora il suo estro creativo, perché negli ultimi anni della sua attività prevale una produzione letteraria puramente filologica ed erudita, attraverso le opere latine, la revisione delle opere precedenti in volgare e il Commento dantesco.



DECAMERON

Decameron è il capolavoro con cui Boccaccio raggiunge l’apice creativo e in cui riesce a creare l’armonia tra erudizione e autobiografismo.

Il nome Decameron in greco significa “dieci giornate, infatti l’operaè un insieme di novelle narrate a turno in dieci giorni, da dieci giovani (sette donne e tre uomini), rifugiatisi nella campagna fiorentina per sfuggire alla peste che imperversa in città.


Con il Decameron il genere della novellistica, misura narrativa breve, si afferma pienamente, dopo che Boccaccio l’aveva già parzialmente sperimentata nelle opere Filocolo e Comedia delle ninfe fiorentine.


La stesura di Decameron nel triennio 1349-51 (o 1353, secondo l’opinione di una minoranza di studiosi) segna un importante punto di svolta nella poetica di Boccaccio che con quest’opera dimostra di far buon uso dell’esperienza letteraria maturata con le opere precedenti, evitando alcuni eccessi come:

  • le allusioni autobiografiche, che vengono ridotte al minimo;
  • la componente dotta e lo sfoggio di erudizione, che vengono drasticamente limitati.

Struttura del testo

La struttura del testo prevede:

  • una narrazione-cornice – in cui la voce narrante è l’autore stesso che spiega le circostanze per cui si è formato il gruppo dei dieci ragazzi, narra la loro vita nel contado e come organizzano le loro giornate in comune;
  • cento novelle, divise in dieci giornate, ognuna dedicata ad un argomento specifico, in cui le voci narranti sono i dieci giovani, uomini e donne.

L’opera si sviluppa con un’articolata struttura a incastro dove si intersecano vari piani narrativi ed in cui vanno distinte le diverse voci narranti:

  • quella del primo narratore (Boccaccio);
  • quella dei dieci novellatori;
  • in alcuni casi dalla voce dei personaggi all’interno della novella che narrano una loro storia.

Tematiche

La materia trattata in Decameron è multiforme, espressa attraverso varietà di stili e di toni (dal comico al tragico), orientata alla realtà contemporanea di Boccaccio rappresentata nella sua veridicità, senza più il filtro del velo classico-mitologico in cui venivano rappresentate le opere precedenti.


Vengono riprodotti tutti gli aspetti della società mercantile e cortese del Basso Medioevo, che Boccaccio conosce bene, in una sorta di commedia sociale in cui vengono illustrati personaggi e ambienti di ogni ceto sociale.


Boccaccio realizza una sintesi tra l’esperienza cortese napoletana (di carattere feudale) e quella comunale fiorentina (di carattere borghese) nel tentativo di conciliare la nostalgia per gli antichi valori cortesi con i nuovi costumi e i nuovi valori laici della borghesia mercantile.


I temi prevalenti sono:

  • l’amore, concepito come forza della natura;
  • la fortuna, altro elemento naturale incontrollabile come l’amore.
  • l’intelligenza, unico strumento con cui gli uomini possono cercare di controllare e gestire, almeno in parte, la natura che governa la loro esistenza.

Morale aperta e laica

Con Decameron Boccaccio vuole semplicemente rappresentare dei comportamenti umani, escludendo ogni contenuto di carattere morale e religioso, mostra gli aspetti positivi come quelli negativi con l’intento di dilettare descrivendo avvenimenti esemplari del vivere.


Quella di Decameron è una poetica realistica basata sulla precisione dei dettagli, su descrizioni circostanziali, riferimenti a luoghi e persone reali, per descrivere la realtà nella sua concretezza.


Se c’è una morale, questa non è rapportabile ai modelli del passato ma è una morale relativa, non basata su canoni precostituiti, ma aperta e problematica, determinata dalla ricerca individuale di soluzioni e certamente pienamente laica e legata ai valori della borghesia.



LA SVOLTA DI VITA E DI POETICA

Dopo il Decameron, a seguito anche dell’incontro con Petrarca, vi è una svolta nella vita di Boccaccio:

  • prevalgono gli interessi umanistici;
  • utilizza più frequentemente, anche se non esclusivamente, il latino;
  • si manifesta una crisi religiosa;
  • ripudia le esperienze giovanili e matura il disprezzo per la vita mondana e per le passioni, anche quelle amorose, ritenute vane a favore di una vita solitaria dedicata agli studi;
  • si allontana dalla letteratura erotica;
  • cambia l’aspirazione ideale che si indirizza verso la ricerca di gloria come uomo di studi, per cui si rivolge verso la scoperta e la trascrizione di codici antichi e lo studio dei classici;
  • Prevale la misoginia, il disprezzo per le donne, sulla filoginia che ha caratterizzato le sue opere fino al Decameron.

Di conseguenza muta in Boccaccio la poetica e lo stile che, nel suo secondo periodo,   puntano ad una letteratura “alta” rivolta ad un’élite di studiosi e di letterati. Questo mutamento è documentato dal Corbaccio, l’opera in volgare di maggiore risalto dopo il Decameron.


CORBACCIO

Il Corbaccio, composto tra il 1363 e il 1366, è un’opera in prosa di difficile collocazione come genere, nonostante l’autore la presenti come un trattato, in quanto presenta una varietà di soluzioni:

  • è un’invettiva (contro una donna),
  • ma è anche un’allegoria, secondo il modello della Commedia dantesca,
  • ed una feroce satira contro tutte le donne.

Probabilmente nasce da un’esperienza autobiografica: l’amore per una vedova che si è presa gioco di Boccaccio ed egli si vendica scrivendo quest’opera incentrata su una protagonista negativa, una vedova, che porta male a tutti gli uomini che incontra.


Boccaccio racconta le angherie subite e un sogno allegorico in cui:

  • in una selva orribile (che ricorda la selva della Commedia dantesca) giacciono uomini che avendo subito la seduzione femminile, sono trasformati in bestie;
  • appare il marito defunto della vedova che si offre come guida e gli illustra la vera natura delle donne fatta di: avidità, falsità, lussuria, ecc.;
  • In conclusione: meglio dedicarsi ad argomenti nobili ed elevati, agli studi filosofici e umanistici.


DIFFERENZE TRA PETRARCA E BOCCACCIO


Nella prospettiva del recupero dei classici la visione dei due letterati è diversa:

PETRARCA

BOCCACCIO

I classici sono esclusivamente quelli della letteratura latina, propedeutici al messaggio cristiano.


I classici comprendono opere della letteratura antica, tra cui anche i greci, ma anche moderna, compresa la poetica di Dante.



Di conseguenza anche il tipo di umanesimo rappresentato dai due letterati si differenzia:

PETRARCA

BOCCACCIO

Umanesimo cristiano


Umanesimo laico







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