Definizione:
L’anastrofe è una figura retorica di parola.
Letteralmente significa rovesciamento, inversione, dal greco anastréphein.
L’anastrofe consiste nell’inversione dell’ordine naturale delle parti del discorso per dare maggiore rilievo ad una parte sull’altra.
È affine all’iperbato ma, a differenza di esso, non implica l’inserimento di un inciso tra i termini. L’iperbato più che spostare l’ordine delle parole lo interrompe inserendo una o più parole nel mezzo.
Approfondisci:
L’anastrofe è adoperata nei messaggi pubblicitari, in slogan come: “La Coop sei tu” o anche “che più bianco non si può”, e nel linguaggio corrente in espressioni come: “eccezion fatta”, “cammin facendo”, ecc.
Nel linguaggio poetico, l’anastrofe è utilizzata per esigenze espressive e per ottenere effetti fonici e ritmici, anticipando o posticipando un elemento della frase rispetto alla consueta struttura sintattica; per esempio Torquato Tasso scrive:”O belle agli occhi miei tende latine” anziché: “O tende latine belle agli occhi miei” (Ottava 104, VI canto della Gerusalemme liberata).
Esempi letterari di Anastrofe:
Gli esempi tratti da testi e poesie famose sono il modo migliore per comprendere pienamente il significato dell'anastrofe e quando sia da utilizzare.
(T. Tasso, Gerusalemme liberata, Canto XII - Ottava 59)
lo stravolgimento dell’ordine normale delle parole attira l’attenzione del lettore su ogni stilla e amplifica l’efficacia dell’immagine del mare di pianto.
(L. Ariosto, L’Orlando furioso, Canto XXIII - Ottava 102)
(G. Leopardi, Infinito, v.1)
sedevi, assai contenta …"
(G. Leopardi, A Silvia, vv.10-11)
le vene il ribrezzo.
Passata m’è forse
rasente, col rezzo
dell’ombra sua nera,
la morte…"
(G. Pascoli, Il brivido, vv. 1-6)
ed erano subito di neve;…"
(S. Quasimodo, Antico inverno, vv. 5-6)
che schiude la divina Indifferenza…"
(E. Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato, vv. 5-6)